Saluti da Laura Pierino

Il suo nome non era quasi mai stato pronunciato, tutta la sua esistenza fu segnata infatti da soprannomi tradizionali che non davano onore alla sua dignitá. Fin da bambino la lebbra aveva iniziato a consumare sia lui che suo fratello… lentamente e senza cura, dapprima in modo nascosto, poi sempre piú evidente, fino a che il loro aspetto inizió a far paura, a provocare ribrezzo… L’uomo derubato della sua umanitá fu allora allontanato dal villaggio, dalla comunitá, dalla famiglia, dalla vita. Suo fratello fu lasciato solo, nella foresta, lontano da lui, in modo che non potessero mai raggiungersi. Rimasero entrambi soli con la morte nel cuore senza piú nulla da attendere. Trascorsero cosí decine d’anni, nel calvario di una lebbra che li divorava e attraversando in vita la morte della loro esistenza, della loro dignitá umana, del cuore non amato, dell’isolamento piú totale nel silenzio, nel buio, nella paura.
Un giorno quest’uomo ormai anziano il cui nome non era mai stato pronunciato, fu trovato deformato dalle ulcere, denutrito, mutilato, sfigurato… La Speranza in cui era stata avvolta la sua prolungata sofferenza si manifestó all’improvviso: qualcuno aveva raggiunto il suo abbandono, determinato a curarlo! Si illuminó il suo sguardo stanco e le prime parole pronunciate dopo anni ed anni di silenzio furono: “Piú in lá, c’é anche mio fratello!”.
La Speranza in cui era stata immersa l’esistenza senza vita del fratello raggiunse allora il suo lamento senza lacrime nella solitudine di una foresta. Si accese di gioia il suo sguardo ormai cieco e dopo anni ed anni di silenzio, quest’altro uomo esclamó sorridendo: “Ora ho visto che Dio esiste!”
I due fratelli rimasero a Pemba e furono curati. I loro corpi mutilati non avevano piú ferite e le loro esistenze erano ormai sanate. Dopo un anno furono accompagnati al villaggio dove erano cresciuti e vennero presentati alla comunitá che li attendeva per accoglierli come membri integrati nel villaggio.
Il nome di quell’uomo allora fu di nuovo pronunciato ed egli rispose alla comunitá che lo guardava ammirata: “Io ho ritrovato finalmente la mia dignitá… Ora chiedo che nessuno piú me la rubi!”.
I due fratelli furono accolti dalla famiglia ed entrarono felicemente in casa.
Passati tre mesi, l’uomo sopravvissuto a cosí tanti anni di lebbra ed abbandono all’intemperie, giá curato nel corpo e nel cuore, risorto alla vita e alla dignitá, ricongiunto alla famiglia, agli affetti e alla sua terra… si ammaló improvvisamente e morí. Rimanemmo in silenzio, tristemente…. Poi, nel Silenzio, riconobbi in pienezza il signor Vasco che tornava… splendente, sorridente, con quel suo modo che faceva ridere di simpatia e quella risata squillante con cui terminava ogni frase nei suoi discorsi, e compresi:
 la sua vita si era compiuta in un passaggio attraverso il dolore della lebbra, la morte nell’abbandono e la risurrezione della sua esistenza rialzata ed elevata;
 la sua storia si era adornata di un gesto eroico d’amore al prossimo nel giorno un cui riscattó la vita di suo fratello e nei mesi in cui i nostri cuori si sono dilatati all’amore conoscendolo e avendo cura di lui;
 la sua esistenza si era manifestata nella pienezza a cui doveva giungere quando lui, uomo umiliato e spogliato della sua umanitá, disse ad alta voce in mezzo a tanta gente: “Io ho ritrovato la mia dignitá!”
A tutti voi, Amici che portate il profumo di Pemba nel cuore, auguro che la Pasqua sia piena di gioia… che possiamo tutti sentire che ogni esistenza si svolge immersa in una Speranza che attraversa vittoriosa qualsiasi sofferenza, qualsiasi morte, qualsiasi perdita… che possiamo tutti riconoscere come la vita risorge ogni giorno davanti ai nostri occhi quando in tutto lasciamo che si riveli il senso ultimo, il significato pieno, la prospettiva piú vera, ampia e luminosa di ogni cosa… quella che attraversa il tempo e la storia per rimanere viva per sempre!
BUONA PASQUA A TUTTI NOI!
Laura Pierino Pemba, 24 marzo 2018