Lettera di Mario Castricini
IL BANCO DI SOLIDARIETA’
Già da tempo mi ero incuriosito dell’esistenza del Banco Alimentare che nella nostra città assisteva diversi enti attraverso la raccolta e la distribuzione di generi alimentari raccolti dalle aziende che li producevano. Quella sera, era un lunedì di Ottobre di 20 anni fa, mentre mi recavo ad una riunione di amici che avevamo chiamato “il gruppetto” vengo fermato da una persona giovane che mi dice “mi puoi aiutare?” ed io rispondo “ma chiedi dei soldi?” e lui “no, ho fame!”. Sono stato colto un po’ di sprovvista perché non era trasandato, non era un barbone, non era ubriaco, non chiedeva soldi ed anche se mi stavo domandando come mai si trovasse in quella situazione, non ho voluto perdere tempo: eravamo vicino ad un bar, siamo entrati e c’era l’espositore ancora con qualche panino : “prendi pure ciò che vuoi, mangia e dimmi cosa vuoi bere” e lui “posso veramente?” ed al mio si, comincia a mangiare avidamente; aveva proprio fame. Beviamo assieme una bibita e poi ci salutiamo entrambi col sorriso. Non l’ho più rivisto : forse ha trovato una sistemazione. Al gruppetto, quella sera stavamo discutendo sul fatto che nella nostra città molti erano in difficoltà economiche e alcuni mangiavano una sola volta al giorno; viene lanciata una idea : apriamo un Banco di solidarietà che raccoglie cibo e lo redistribuisce alle persone e poiché io abitavo vicino al mercato gli amici mi dicono : ”dai Mario tu conosci tanti commercianti, chiedi se ti aiutano dandoti dei prodotti, anche poco e descrivi loro ciò che vogliamo fare”: avevo ancora negli occhi lo sguardo di quel giovane che mi diceva “ho fame”. Così andando nelle bancarelle del mercato, nei negozi alimentari e da tutti coloro che pensavo potessero avere delle cose da darmi ho cominciato nel mio giro e dicevo “sto mettendo in piedi il Banco di solidarietà, se mi puoi aiutare dandomi anche solo una scatoletta di carne, una lattina di pelati, un pacchetto di pasta, ti ringrazio ma ti avviso se ci stai con me a fare questa cosa ciò che mi dai, fosse anche solo una pagnotta, me la dovrai dare sempre, tutte le settimane, perché io ci conto”. Poi assieme ad altri quattro amici: Tommy, Munta, Pillu, Marina (ad eccezione dell’ultimo erano tutti nomi di “battaglia”) abbiamo chiesto alla S. Vincenzo della parrocchia l’indirizzo di quattro famiglie assistite ed abbiamo cominciato con loro. Si, all’inizio eravamo in cinque, raccoglievamo, dividevamo e distribuivamo: tutto al sabato sera. Mi commuove ancora ricordare che il fornaio mi ha fatto per undici anni dieci chili di pane alla settimana, un venditore di frutta e verdura preparava uno scatolone dalle prime ore del mattino e me lo consegnava la sera pieno di verdura fresca e di frutta, altri mi davano i pelati, altri il tonno e così via: ma il numero delle famiglie aumentava e il raccolto non bastava. Allora abbiamo fatto una colletta in parrocchia dicendo alle persone che non chiedevamo soldi, ma solo alimentari per i bisogni delle famiglie e dei poveri: la risposta è stata splendida, non sentendosi chiedere denaro le persone arrivavano col sacchetto della spesa pieno di generi alimentari: pasta, pomodori, salsa, tonno, carne in scatola, zucchero, latte, biscotti per i bimbi, ecc… Con l’approssimarsi del Natale ci siamo accordati con un grande supermercato della cintura di Torino e parlando col direttore delle vendite abbiamo pensato ad un gesto nel proporre alle persone di acquistare una cosa in più e donarcela per le famiglie in difficoltà : abbiamo raccolto due camion di prodotti ed abbiamo passato l’idea al Banco alimentare che dall’anno successivo ha dato vita alla giornata della raccolta alimentare presso i supermercati. Ora siamo in 40 volontari e assistiamo circa 500 persone dando loro una spesa ogni settimana e distribuendo ogni anno tonnellate di generi alimentari: niente male anche come imprenditori, svolgiamo un servizio, impostato sulla generosità e sul volontariato, a costo zero, con il grandissimo aiuto della parrocchia di S. Pellegrino che ci ha dato i locali, con la costante fornitura del Banco Alimentare che ci fornisce gli alimenti ed a volte, con alcuni imprenditori che ci fanno dei doni come i due frigoriferi che abbiamo. Tantissime storie sono nate tra volontari ed assistiti fino a giungere ad una famiglia che ci ha chiesto di essere padrini di cresima dei propri figli: non si possono raccontare tutte altrimenti scriverei un libro però siamo pieni di fatti e vicende anche curiose come quella di una persona che durante le raccolte ci portava sempre e solo il caffè e io ad un certo punto ho chiesto :”perché il caffè?” e lui “vedi, io la fame l’ho patita ma se tu al mattino riesci a prendere un buon caffè caldo, la giornata ti sembra migliore”. Tutta la bellezza di questa opera ha del sorprendente, ma un giorno, mi auguro vicino, pur mantenendo tutti i rapporti iniziati e continuativi, spero che finisca perché ciò vuol dire che non c’è più gente che ha fame. Non voglio più vedere lo sguardo di quel giovane che con voce tremante mi dice “Ho fame!” anzi vorrei incontrarlo nuovamente ma stavolta mi piacerebbe che mi dicesse “prendiamoci un caffè”
MARIO