Luisa F. – L’incontro con Claudio e Vincenzo
Nel mese di ottobre è morto Claudio, il vicino di casa di Vincenzo che è il signore cui io e
Giuseppe portiamo la borsa ogni 15 giorni.
Anche Claudio era uno degli assistiti del Banco di Solidarietà di Torino, quando è mancato
era solo in casa e siccome non ha partenti stretti, il Tribunale ha messo i sigilli alla porta
quando il suo corpo è stato portato via.
La mattina successiva alla morte di Claudio, Vincenzo vedendo i sigilli alla porta, ha subito
chiamato Giuseppe per informare lui e gli amici del Banco di quanto fosse
successo. Quando ho saputo di questa mossa di Vincenzo, che litiga con tutti i vicini per
motivi futili, che ha sempre paura gli tolgano luce e gas perché fa fatica a pagare le
bollette ma ne parla solo con noi, ho avuto due pensieri.
Il primo è che in queste case popolari tenute molto male, dove il degrado anche umano è
alto, negli anni si è creato un pezzetto di mondo nuovo, dove ciò che è prevalso in
Vincenzo è stato il bene visto su di sè, l’essere stato voluto bene per come è (e abbiamo
anche visto la sua casa cambiare, le sedie e i bicchieri diventare puliti man mano che
passavano le settimane e che ci aspettava per un crodino insieme) e quindi si è
interessato alla vicenda del suo vicino Claudio in un modo che mi ha sorpreso, fino a dire:
ma cosa è successo a Vincenzo?
Il secondo pensiero che ho avuto è che lui ha subito cercato noi per informarci della morte
di Claudio, prima della badante o dell’assistente sociale, Vincenzo ha cercato noi. Ho visto
in questo un senso di appartenenza che mi ha colpito, e mi ha fatto desiderare di vivere
allo stesso modo il mio bisogno di “essere di qualcuno” nella vita di tutti i giorni, mentre
lavoro e mentre sono a casa, così che il sottofondo del lavorare e dell’essere a casa sia lo
stesso giudizio di appartenenza che ha fatto muovere Vincenzo in questo modo
sorprendente.
Luisa