Come gestire lo stress
Da un volume molto corposo, dal titolo: “Lo psicologo nel cassetto” a cura di Angelo Musso e Ornella Gadoni, edizioni Giunti, 2014, e rivolto alla conoscenza di se stessi e degli altri, estraiamo un piccolo contributo su come gestire lo stress, sia in ambito più in generale, sia in ambito lavorativo, dove lo stress è causa di mobbing.
Riteniamo che contributi di questo tipo servano, più che a contrastare, a conoscere elementi per “gestire” nel quotidiano stress e mobbing. E’ questa la linea che Risorsa ha scelto di recente, sia sulla base della sua lunga esperienza, sia alla luce delle evoluzioni di un mondo del lavoro, che sembra essere sempre meno rispettoso della dignità dei lavoratori e lavoratrici.
Lo stress viene definito da Hans Seyle, nel 1936 come una sindrome di reazione indotta da un’azione protratta nel tempo di diversa natura, da quella chimica a quella psichica. Psichiatri e psicologi mettono oggi in guardia i pazienti che denunciano stati di stress, dal non cercare contromisure adatte. Parlare di stress è oggi più di moda che non il vetusto “esaurimento nervoso”, ma quali sono le reazioni che si possono e si devono avere nei suoi confronti?.
Gli autori sostengono che proprio dallo stress nasce il mobbing e lo definiscono come uno stato di tensione dell’organismo per far fronte a una situazione di minaccia. Ne segue una reazione non specifica, come potrebbe essere a fronte di cause fisiche specifiche (germi, sensazione di freddo), che viene detta appunto “stress”. Ma anche qui intervengono fenomeni biologici solo in parte noti che riguardano il sistema nervoso centrale e quello simpatico, da cui si evince che il nostro corpo emette stimoli identici sia in campo fisico che psichico. Se una persona sente di avere un incarico di responsabilità pesante, maggiore di un semplice affaticamento o di una esigenza non soddisfatta, comincia a manifestare paura, collera o rabbia che lo pone in rapporto conflittuale con il contesto di relazione, sia familiare che lavorativo. Nel caso, oggi non molto attuale, di un lavoro soddisfacente, lo stress di tipo familiare può addirittura essere positivo (eu-stress), ma in ambito lavorativo purtroppo si sommano diversi fattori interni alla personalità dell’individuo, ma anche relazionali con colleghi e superiori e quindi lo stress diventa negativo (di-stress). Ecco allora che dallo stress nasce il mobbing poiché la persona si sente emarginata ed esclusa dai gruppi di lavoro. Nella disamina che gli autori fanno sulla evoluzione del mobbing nelle sue varie fasi, descrivono le vittime di mobbing come persone che hanno i tratti tipici della vittima, ma che non sono responsabili della loro situazione e quindi sarebbe sbagliato attribuire loro la colpa. Un cattivo clima di lavoro, un’organizzazione carente nella distribuzione dei compiti o nella capacità dirigenziale è causa di mobbing: in sostanza è un ambiente malato che fa ammalare. I rimedi proposti sono quelli classici di rivolgersi a sportelli sindacali di carattere vertenziale o di ascolto e orientamento (come nel caso di Risorsa), ma anche di coinvolgere psicologi, neurologi e psichiatri nel considerare il mobbing un problema di salute. Per quanto riguarda poi i medici del lavoro, si auspica, anche sulla base di direttive europee, di porre attenzione a metodi di valutazione dei fattori di rischio psicosociali, misurati non solo sull’assenza di infortuni o malattie professionali, ma anche sul benessere fisico, psicologico e sociale del lavoratore, organizzando monitoraggi sulle loro condizioni emotive, cognitive, di responsabilità dei carichi di lavoro, delle relazioni con capi e colleghi. Si risalirebbe così alla fonte dei veri rischi psicosociali da stress lavoro correlato
Ferdinando Ciccopiedi