IL MOBBING NON E’ PIU’ DI MODA
Da un nostro volontario ci giunge la recensione di un articolo, di cui è bene precisare i termini usati:
Sono rimasto di stucco quando, qualche giorno fa, sul quotidiano La Stampa è comparso un articolo intitolato: “Stalking sindacale contro una suora” . Già mi è parso strano l’accostamento della parola “stalking” all’aggettivo “sindacale”. Infatti lo stalking, reato riconosciuto dalla nostra legislazione, si configura prevalentemente come intrusione di un molestatore nella vita privata della vittima e non sul luogo lavoro, quindi “sindacale” appare non appropriato. Per di più accostarlo ad una religiosa mi è parso strano e comunque mi ha spinto a leggere l’articolo. La vicenda è alquanto confusa e non voglio entrare nel merito di chi ha torto o ragione, tanto più che il caso è ancora dibattuto da anni nelle aule dei tribunali. Comunque, secondo l’articolista, la vicenda nasce quando l’ex madre generale di un ordine religioso entra in conflitto con un sindacalista volendo regolarizzare alcune dipendenti. Appare inusuale che un “datore di lavoro” (la suora), sensibile alle istanze dei suoi dipendenti, si attiri le ire di chi dovrebbe istituzionalmente difendere il lavoratore (il sindacalista). Comunque, sempre secondo il giornalista, costui inizierebbe a denigrare la sua “vittima” via mail mandate per conoscenza a sindaci, vescovi e cardinali, o con “volantinaggio minaccioso”. Sembra di capire che il risultato è il senso di prostrazione procurato alla religiosa, sfociato poi in depressione, un sintomo molto comune che manifestano gli assistiti dell’associazione Risorsa.
Vi sarebbero in ciò tutti gli elementi che i nostri volontari chiamiamo “mobbing” e non “stalking”. Perché mai quindi il giornalista ha confuso i due termini? La prima spiegazione può essere semplice: le sue “fonti” forse non erano molto addentro le problematiche del lavoro. Ma c’è una seconda spiegazione, certo dietrologica, ma plausibile. Notiamo infatti, nella nostra attività quotidiana per la prevenzione del mobbing, che i media non usano più quella parola e la sostituiscono con “stalking” perché più attuale e quindi “di moda”. Ed è confermato anche dai pochi convegni che gli addetti ai lavori tengono in argomento. Ciò non toglie che il mobbing esista ancora, eccome ! Nell’ultimo periodo sono passate circa 60 persone al nostro Sportello di ascolto e orientamento e circa il doppio nel gruppo di mutuo aiuto, cioè le due attività concrete che i nostri volontari svolgono da anni. Certo, il numero si è ridotto rispetto a 10 anni fa, perché, con la crisi economica, i lavoratori non denunciano più episodi, se non di mobbing, almeno di disagio grave sul lavoro, per timore di perdere il posto di lavoro, ma i numeri ne dimostrano l’esistenza: infatti le nostre statistiche (a disposizione di chi le richiede) evidenziano alcuni trend del fenomeno: sono in aumento le donne che subiscono mobbing (57% del nostro campione), i giovani (9%), i laureati (che con il 21% si avvicinano alla categoria più numerosa, cioè i diplomati), coloro che, in seguito a mobbing e pur senza sfociare nella depressione, denunciano problemi di salute psicofisica (65%). Infine, rispetto alle tradizionali forme di contrasto, come quelle legali, abbiamo consigliato ai nostri assistiti di affidarsi a sostegni psicologici e di resistere…resistere…resistere, fino a quando il mobbing non sarà più, finalmente e veramente “di moda”.