DALLO STRESS LAVORATIVO AL MOBBING: LA LINEA SOTTILE CHE LI UNISCE
Diamo il benvenuto tra i collaboratori della nostra redazione alla D. ssa Monica Lanteri che ha sintetizzato l’articolo sotto riportato:
Fonte: Piesse – http://rivistapiesse.altervista.org – articolo di Viviana Ferraro
Conseguenze sulla salute.. e non solo.. Il fenomeno mobbing provoca molti danni quando si presenta in un posto di lavoro, chi li subisce è la vittima, l’azienda il mobber. Le conseguenze per la vittima sono molteplici, a volte irreversibili: si tratta di somatizzazioni, disturbi e malattie varie (Ege, Lancioni, 1998). Il benessere della vittima si riduce notevolmente anche a causa delle preoccupazioni; la paura di incontrare il mobber il quale provoca nelle vittime stati di ansia e allerta. La vittima perde la capacità di concentrazione, accusa mal di testa e giramenti continui e si concentra totalmente sulle problematiche lavorative. Spesso in questi stati la vittima per dimenticare si lascia sopraffare da sostanze esterne come droghe, alcool, caffè, in maniera da ridurre il suo senso di malessere diffuso (Bartalucci, 2010). La maggior parte delle malattie che colpiscono le vittime da mobbing sono malattie per lo più psicosomatiche. Con quest’ultime intendiamo quelle condizioni patologiche che si situano tra la psiche e il soma. La “somatizzazione” è un processo che è alla base del disturbo psicosomatico e può essere definita come l’espressione di contenuti psichici in sintomi fisici, coinvolgendo il sistema endocrino e immunitario. Numerosi studi hanno evidenziato la correlazione del mobbing con la diminuzione dello stato di benessere, l’aumento dell’ansia, la depressione, l’uso di psicofarmaci, la diagnosi di patologie psichiatriche e, in definitiva, con l’aumentato numero di assenze dal lavoro per malattia. Anche la sfera del sonno è ampiamente influenzata nel lavoratore sottoposto a mobbing. Nei disturbi psicosomatici si attua un espressione diretta del disagio psichico attraverso il corpo, quindi tutte le emozioni troppo dolorose per la vittima trovano sfogo nel soma (Compare, Grossi, 2002). Per la vittima quindi, il mobbing significa prima di tutto problemi di salute legati alla somatizzazione della tensione nervosa, dopo un certo periodo più o meno lungo, presenta una serie di caratteristiche comuni, per cui appare plausibile parlare di sindrome da mobbing. La patologia psicosomatica domina il quadro di esordio clinico, spesso accompagnata da disturbi d’ansia ed agitazione. Dai 6 ai 24 mesi la patologia si altera verso disturbi d’ansia con deflessione del tono dell’umore, o verso veri e propri disturbi depressivi (Ege, Lancioni, 1998). Anche il ruolo del sonno ha una notevole influenza nelle prestazioni e nella vita lavorativa della vittima di mobbing e possono essere interpretati come segni eccessivi di stress legati a condizioni fisiche e psichiche negative, per lo più associate a stati d’ansia o depressione. Essi si possono manifestare inizialmente, e nelle forme transitorie o più lievi, in una o più delle tre forme più comuni di insonnia ovvero in sindromi più marcate, gravi e persistenti, come incubi o ipersonnie (Costa cit. in SIMLII, 2005). Le conseguenze sociali possono essere notevoli se si pensa che la persistenza dei disturbi psicofisici porta ad assenze di lavoro protratte nel tempo con “sindrome da rientro al lavoro” finché non si arriva alle dimissioni o al licenziamento. Oltre a ciò, il soggetto trasmette il suo stato d’animo e le sue sofferenze all’interno dell’ambito familiare a volte provocando separazioni e divorzi, problemi con i figli e nelle relazioni sociali. Le aree maggiormente colpite sono (Gilioli et al., 2001):
- Difficile recupero dell’inserimento occupazionale;
- Coinvolgimento del nucleo familiare e del tessuto della vita di relazione coadiuvata dalla caduta del ruolo lavorativo e dello stato sociale