UNA NUOVA RICERCA SULLO STRESS LAVORATIVO
Che lo stress lavorativo abbia effetti sulla vita personale e professionale delle persone è ormai risaputo. Una nuova ricerca, però, ci chiarisce ulteriormente quanto questo fenomeno possa essere pericoloso.
Le conseguenze dovute a una condizione di elevato stress lavorativo sono ben note da anni. Le ricerche in merito sono ormai corpose e gli effetti dello stress lavorativo sono evidenti sia a livello di salute sia a livello di salute dell’organizzazione lavorativa. Lo stress lavorativo non è un unico e monolitico fenomeno ma è un insieme di specifiche condizioni lavorative che sono riconosciute come stressanti. Tra le varie condizioni di stress il modello di Karasek (1979) è uno dei più rinomati; esso considera la condizione di stress lavorativo quando vi è bassa autonomia nel lavoro e elevato carico di lavoro. I ricercatori dell’Università dell’Indiana hanno utilizzato proprio questo modello per esaminare più di 2mila lavoratori in uno studio longitudinale intervistandoli dal 2011 a intervalli regolari per sette anni. I risultati a cui è giunto lo studio è che chi ha minor autonomia sul lavoro ha il 15,4% di probabilità in più di morire rispetto a chi ha un lavoro con più autonomia e, quindi, con minor stress. Inoltre, i risultati dimostrano che chi ha elevate richieste lavorative, ovvero elevato carico di lavoro, ma ha la possibilità di avere anche una maggiore autonomia, ha il 34% di probabilità in meno di morire, rispetto a chi ha meno richieste sul lavoro. Lo studio dimostra che l’autonomia sul lavoro è un elemento fondamentale per i suoi impatti sulla salute: chi può prendere decisioni sul proprio lavoro ha meno probabilità di avere conseguenze negative sulla propria salute. Non è una novità che la modalità con cui è progettato il lavoro possa prevedere la mortalità precoce, solitamente preceduta da altre malattie psicologiche o fisiologiche (come la depressione o il diabete; Heraclides, Chandola, Witte e Brunner, 2009), ad esempio, Ganster, Fox e Dwyer (2001) hanno scoperto che i dipendenti con lavori altamente esigenti e bassa autonomia sul modo di svolgere il loro lavoro contribuiscono ad aumentare i costi sanitari del datore di lavoro. Pertanto, una progettazione del lavoro che non tiene conto dell’autonomia del lavoratore contribuisce alla perdita di produttività e ad aumentare i costi sanitari. Lo studio dell’Università dell’Indiana ha rilevato anche una correlazione negativa tra autonomia lavorativa e l’indice di massa corporea: tanto meno era l’autonomia sul lavoro tanto più le persone erano sovrappeso o obese. Quindi, è possibile evitare conseguenze negative sulla salute dando la possibilità di scegliere gli obiettivi, gli orari di lavoro e le priorità alle diverse attività. Le organizzazioni che fanno partecipare i lavoratori alla definizione degli obiettivi e della modalità di lavoro abbassano il rischio di mortalità.
Fonte: Università dell’Indiana (USA) 31/10/2017