LA DEPRESSIONE NEI DISOCCUPATI? L’ELEFANTE NELLA STNZA DEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
A Buccinasco, nel milanese, il progetto “Lavoro: come occuparsene senza preoccuparsene” è il primo corso rivolto ai depressi italiani senza occupazione. L’obiettivo è ricostruire le condizioni mentali adatte per rimettersi sul mercato in modo efficace
Il rapporto tra problemi lavorativi e depressione è complesso e difficile da sondare. Per disoccupati e inoccupati, ad esempio, allo stigma già forte della perdita del lavoro si aggiunge quello del malessere mentale, con tutta l’apatia e il pessimismo che ne consegue. Il circolo vizioso che si mette in moto – la disoccupazione che incide sull’autostima e rende ancora più difficile trovare un nuovo impiego – è il proverbiale “elefante nella stanza” delle politiche per l’impiego. “Fare un percorso di orientamento e inquadramento mirato all’inserimento lavorativo (le politiche attive) è meno efficace se ci si dimentica che i soggetti in questione intanto si trovano in una specie di loop: a casa soffrono, si sentono in colpa, addirittura smettono di cercare tanto è il carico emotivo e il senso di sfiducia che li accompagna”.
Con l’aiuto della Banca del tempo di Buccinasco (comune di 27mila abitanti dell’area metropolitana di Milano) e alcuni psicologi è stato messo in piedi il progetto Lavoro: come occuparsene senza preoccuparsene, focalizzato sul rapporto tra solitudine e disoccupazione. Questo esperimento sul territorio – realizzato con successo nel 2016 e ora in attesa di essere riconfermato – è stato presentato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia in occasione della giornata mondiale della psicologia (in realtà una settimana: dal 9 al 14 ottobre). Visto che il tema 2017 era “periferie esistenziali”, l’Ordine ha deciso di raccontare alcuni progetti di intervento psicologico gratuito nelle periferie e nell’hinterland di Milano. Un racconto che ha permesso in un colpo solo di decostruire due pregiudizi legati alla salute mentale. Ammettere cioè che la componente psicologica ha un ruolo importante nella ricerca di lavoro, e ribadire che il ruolo dello psicologo va oltre l’aspetto clinico e patologico, ed è importante (e in certi casi decisivo) per la qualità della vita delle persone, soprattutto in ambito lavorativo e sociale. «Il lavoro non è solo ciò che ci dà da vivere”, spiega uno psicologo coinvolto nel progetto: “Assolve anche tutta una serie di altre funzioni di tipo psicologico: riconoscimento, gratificazione. Permette di sentirsi utili e di costruire legami. Quando il lavoro manca, si impoverisce l’identità della persona».
Fonte: Linkiesta, 16/10/18