CRONACA DI UNA GIORNATA DI ALTA FORMAZIONE
Si è svolta sabato 23/11/19, presso la prestigiosa struttura CNH di Torino, la prima sessione della scuola di politica denominata “Polis Policy – Accademia di alta formazione, e ideata dall’Associazione Difendiamo il Futuro. Essa è destinata sia a giovani interessati a capire meglio il mondo in cui saranno chiamati ad operare, sia ad Associazioni di Volontariato che vogliano comprendere il quadro di riferimento in cui operano, pur nella diversità delle loro mission. Questa prima sessione era dedicata al tema del: “Futuro della democrazia in Italia” ed i relatori erano, come sempre nelle passate edizioni della scuola, figure di assoluto prestigio che garantiscano la più totale imparzialità rispetto alle loro eventuali posizioni ideologiche. Risorsa era presente, oltre che con il sottoscritto, con una volontaria “new entry” che potrà aiutarci molto e a cui è stata offerta l’opportunità di capire, appunto, il mondo in cui l’associazione opera. Riproduciamo qui, in estrema sintesi, la “lectio magistralis” del prof. Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte Costituzionale, oltre che titolare di altre cariche di assoluto rilievo. Dopo una ricostruzione del concetto di democrazia, che parte con la cessione di poteri dalle monarchie assolute ai Parlamenti, egli cita gli articoli della nostra Costituzione che normano dignità, partecipazione e libertà dei cittadini. Prosegue con l’esplicazione del principio di rappresentanza e del bilanciamento dei poteri, per evitare lo Stato autoritario. Esamina poi gli istituti di democrazia diretta e partecipativa, mettendo in evidenza i rischi delle finalità non raggiunte, della demagogia, dell’oligarchia. Non poteva mancare un giudizio sul populismo come semplificazione assoluta, di stampo neo-liberista, di problemi complessi e situazioni pregresse, con tendenze plebiscitarie e spinta alla polarizzazione. Altri temi hanno riguardato il rapporto tra politica ed economia, come si è venuto sviluppando nella società globale e tecnologica. Nelle conclusioni, il Prof. Mirabelli ha affermato che la forma migliore di democrazia è ciò che funziona “organizzativamente”. Per raggiungere questo scopo ritiene essenziale la partecipazione, insieme alle Istituzioni, della società civile espressa anche dai “corpi intermedi” (come lo sono stati i Sindacati), ma anche dalle aggregazioni di cittadini in Associazioni di Volontariato o di Categorie imprenditoriali, tutte mirate a favorire interessi collettivi e il Bene Comune. Solo tale dinamismo permetterà di uscire dall’attuale crisi di democrazia in Italia, dove prevale l’interesse di breve periodo per tutelare interessi individuali, a sua volta generati dalla “solitudine” in cui vivono soprattutto i giovani, rinchiusi nel privato anziché in aggregati sociali. E’ in sostanza un ribadire che la vera forza nascosta del nostro Paese sta nel principio di sussidiarietà. Dopo la lezione è stato dato spazio ai quesiti dei presenti, in cui i rappresentanti delle Associazioni di Volontariato hanno fatto, più che domande, vere e proprie “esternazioni su quanto sono brave”. L’autoreferenzialità è purtroppo un vizio che avevo già notato in altre occasioni. Pertanto mi sono permesso di fare al prof. Mirabelli una domanda breve e specifica. Ma il povero professore, nella ricerca di risposte adeguate e coerenti a tutti, ha tralasciato la mia domanda. Ho pensato che la mia non fosse stata sufficientemente chiara e interessante, ma mai mi sarei aspettato che il Presidente della Corte Costituzionale venisse a cercare il rappresentante di una piccola Oganizzazione come Risorsa per scusarsi della dimenticanza. Così, nella sua estrema gentilezza mi ha spiegato cosa si intende per iniziativa legislativa popolare, che era l’oggetto della mia domanda. Gli ho spiegato come il motivo della domanda si riferisse al fatto che per noi sarebbe molto importante poter avere in Italia una legge sanzionatoria delle pratiche di mobbing, armonizzata con leggi già presenti in altri Paesi europei e che di recente vi erano state iniziative in questo senso sia da partiti politici, ma anche da non meglio identificate “petizioni”. La risposta, e non per volontà sua, non è stata molto incoraggiante. Infatti si è già verificato che a proposte legislative di iniziativa popolare, quelle per cui occorre raccogliere almeno 50.000 firme, si siano posti tanti e tali paletti da insabbiarle. Men che mai è dar credito a cosiddette petizioni proposte da soggetti che hanno scopi commerciali di”profilazione” degli utenti web. Non rimane che affidarsi, secondo Mirabelli, alle proposte fatte da parlamentari che diano luogo ad approfondimenti nelle Commissioni preposte (nel nostro caso la Commissione Lavoro). Ho ringraziato il professore per la risposta esaustiva e per la sua squisita cortesia, ormai scomparsa in Italia e soppiantata dalla “volgocrazia” imposta anche dai media. Sono poi riprese le attività denominate Agorà, (la piazza della polis greca) cioè tavole rotonde sempre interessanti e di alto profilo, di cui omettiamo i nomi nel rispetto della regola dello Statuto di Risorsa, che vieta ad un ETS di pubblicizzare soggetti iscritti a professioni ordinistiche o comunque esercenti attività commerciali. Il tema era ancora quello di come uscire dall’odierna “democrazia malata”. Il rimedio proposto, in un mondo in cui paiono esservi solo “monadi” racchiuse in se stesse, è stato lo stesso: la democrazia partecipativa dei corpi intermedi nel proporre leggi ai partiti politici e al Parlamento. A conclusione, un “coup de theatre”, cioè la relazione di un noto pittore, scultore e storico dell’arte sul rapporto tra aristocrazia e democrazia. Si è trattato di una “vision” cioè di un modo di prevedere l’evoluzione futura di un concetto (la democrazia), anche grazie a correlazioni con realtà apparentemente diverse. Per lui, l’etimologia di aristocrazia viene dal greco antico, in cui era superlativo (aristos) di agatos (buono), cioè un potere degli “ottimi”. Come dunque è possibile conciliarla con la parola democrazia, che è il potere del popolo? Attraverso i passaggi del: “conoscere, capire, comprendere”, in cui, se conoscere e capire sono facoltà di pochi, comprendere (dal latino cum-prendo) è una facoltà latente di ogni uomo. Ne deriva che la bellezza e il fascino dell’arte, se suscitano emozioni fatte proprie e interiorizzate, siano esse di fronte all’arte classica che a quella moderna, sono fenomeni assolutamente democratici, cioè di tutti. Una tale lezione, dal linguaggio forbito e così ricca di aulici riferimenti, mi ha riportato alla mente le lezioni del mio professore di storia dell’arte al liceo D’Azeglio, Riccardo Chicco, che, guarda caso, è stato il maestro del nostro relatore. Durante l’aperitivo, al termine della giornata, ho pertanto avvicinato il docente e gli ho ricordato l’amicizia che il prof. Chicco, oltre che mio professore, anche amico di famiglia, ebbe con mio padre, sarto, che gli confezionava abiti su misura. Ancora, incredibilmente, egli mi disse di ricordare ancora i preziosi tessuti inglesi e la fattura degli abiti del suo maestro a testimonianza del fatto (e lo diceva sorridendo) che per il prof. Chicco esistevano nella vita tre cose importanti: la bellezza, le donne, la buona tavola…. Davvero una simpatica conclusione di una bella giornata!
Ferdinando Ciccopiedi – Segretario generale Risorsa