ADESSO BASTA! – MOBBING E POESIA
STORYTELLING RISORSA
Proseguiamo con le storie recuperate nei nostri archivi sulle testimonianze di mobbing, raccontate da persone che si erano presentate, tempo fa, al nostro Sportello di ascolto e orientamento. Per non dare adito a possibili riconoscimenti, abbiamo cambiato nomi di persone e di luoghi. I nostri volontari che hanno scritto vicende tristi e pesanti, le hanno trasformate in forma curiosa, leggera e ironica. Ecco il racconto di una persona che, oltre essere un bravo scrittore, è anche un poeta…Buona lettura
Nonostante un certo costante tormento che sempre ha accompagnato la mia vita, ho sempre pensato di essere stato bravo e, quando serve, fortunato ad ottenere uno status culturale, personale e lavorativo di buon valore. Alla soglia dei miei quarantaquattro anni avevo ottenuto quanto basta per vivere egregiamente. Anche se alcune esperienze sofferte di vita mi avevano colpito e sotto certi aspetti segnato, ma al contempo anche tranquillizzato come normali percorsi di vita talvolta dolorosi, potevo permettermi di guardare il futuro con prospettive, obiettivi e speranze. Il sogno mai abbandonato di una dolce e serena vivacità della vita, degli anni che passano, della vecchiaia. Da un anno a questa parte però, sembra che quel mantello di protezione che fin qui potevo vantare mi abbia abbandonato, scoperto. Dapprima la ditta in cui lavoravo e in cui mi sentivo facente parte di una famiglia e di un progetto è fallita. Poi sono iniziati misteriosi dolori fisici ancora in bilico tra paure e somatizzazioni. Pensavo di aver risolto da lì a poco il problema del lavoro avendo trovato subito una nuova occupazione. Con tutte le problematiche che possono caratterizzare cambiare Azienda dopo ventidue anni: ambiente, metodologia, stimoli. Purtroppo la nuova soluzione lavorativa dopo solo pochi mesi si è manifestata in tutte le sue debolezze. Le cose sono precipitate nel giro di poco tempo e la contrazione di lavoro ha colpito anche questa nuova esperienza. Dopo pochi mesi mi ritrovo allora in cassa integrazione, abbandonato senza se e senza ma e soprattutto senza certezze per il futuro lavorativo. È così di nuovo angoscia, sconforto, depressione e dolori. Mi hanno fatto notare che ho un curriculum di assoluto rispetto ma un età che non aiuta. Un settore professionale in crisi e così mille domande e lacerazioni. Come se non bastasse da qualche tempo non ho neppure introiti economici. Sto cercando di resistere e ho abbandonato ogni sorta di tentazione. Risparmio su tutto compreso il dentifricio. Faccio la spesa con molta accuratezza, non compro più il giornale, utilizzo di più il pullman a discapito della macchina. Niente più cd o dvd. Penso ai miei anziani genitori. Non voglio dare loro insoddisfazioni e delusioni, visto che non conoscono ancora le storie dei miei ultimi problemi lavorativi. Semplicemente fingo sulla mia vita tra la menzogna e l’attesa di momenti migliori. In certi momenti sogno, con le cuffie del mio I-POD alle orecchie, mentre corro o passeggio. Sogno tutti i colori del mondo, la freschezza del corpo, l’odore del mattino, la gioia. Cose che ad oggi sembro aver dimenticato. Piango e mi dispero, poi, guardo il cielo sgombro di nuvole, sospiro e spero in un nuovo giorno. Parlo con Dio al riparo da tutto e da tutti. Parole d’ordine: perseveranza e pazienza, onestà intellettuale e coraggio del cambiamento. Ma fino quando posso aspettare, fino quando avrò forza di perseverare? Fino quando posso sperare di trovare una soluzione? Qualcuno diceva che la vita è altrove, non inteso come luogo ma come aspettativa, ci ho sempre pensato, sempre nella mia vita anche quando le cose apparivano migliori. “Adesso basta” il momento del coraggio, la vita è altrove laddove non c’è paura. Così ho deciso di “riparare” la mia ferita scrivendo una poesia….
Adesso basta !
Come bisogna reagire…
cosa fare durante il weekend, lacerati dai pensieri dell’ultimo ennesimo e violento colpo di fioretto ricevuto.
Un sottile e sfuggente tocco, una parola, una mail….stare male per niente o per tutto.
MOBBING la parola mai pronunciata come una forte malattia cui stare lontano.
Piango e penso che nulla ha più senso e che nulla potrà riportarmi alle migliori condizioni e situazioni del passato.
Ma deve, qualcosa deve accadere, per cambiare, per reagire, per tornare a sorridere.
Io, che sempre e da sempre ho dato la passione, la creatività per l’Azienda.
Io, che ancora adesso scambio opinioni, auguri con chi del passato ho incrociato.
Io, con la mia onestà intellettuale, la correttezza, l’educazione, l’entusiasmo e, passatemi,
l’intelligenza e la professionalità, ho insegnato la differenza…ora col dubbio del baratro.
Ed ora dopo 21 anni di intenso servizio…trattato come un novizio da educare, da maltrattare in modo sottile, da stancare…perché!
E’ questo che mi domando, sempre, ogni giorno perché.
Ma adesso Voi ditemi cosa occorre aspettare, cosa bisogna che io e chi come me continuiamo a sopportare.
Bisogna per forza ammalarsi col certificato, palesemente, per forza?
Cosa, in nome di chi dobbiamo sacrificarci..in questa vita che è anche altra vita e che vita è altrove.