MANIFESTO DELLA COMUNICAZIONE NON OSTILE E INCLUSIVA
Ci ha colpito l’articolo, trasmessoci da un nostro Volontario, attento per professione, ai temi della comunicazione. In questo caso, comunicare in modo non “ostile” (nell’articolo originale ad uso di chi scrive sui social) sembra, a noi di Risorsa anche un modo per evitare il mobbing. Le 10 regole qui sotto infatti potrebbero essere, nella maggior parte, un codice di comportamento per chi occupa posizioni di responsabilità nei rapporti con i dipendenti in aziende private ed in Enti Pubblici
- Virtuale è reale:
in rete comunico come nel mondo reale, rispettando le persone e le differenze, le fragilità, i punti di forza. Non giudico e discrimino
- Si è ciò che si comunica
Decido di definirmi o di non definirmi. Accolgo la complessità, valorizzo la diversità creativa
- Le parole danno forma al pensiero
Evito stereotipi, allusioni o modi offensivi o sminuenti. Contrasto i pregiudizi. Scelgo parole chiare, corrette, gentili
- Prima di parlare bisogna ascoltare
Costruisco relazioni fondate sull’ascolto paziente, la comprensione e l’empatia. Opinioni diverse allargano gli orizzonti, dallo scambio nasce il senso di comunità
- Le parole sono un ponte.
Coltivo curiosità, apertura, dialogo positivo superando barriere mentali, sociali, culturali, gerarchiche. Il mio linguaggio crea inclusione.
- Le parole hanno conseguenze
Le parole possono ferire o curare, sostenere o schiacciare. Comprendo tutte le identità, condizioni, appartenenze, orientamenti e culture
- Condividere è una responsabilità
Prima di condividere testi, video, foto mi chiedo se aggiungono qualità alla discussione e al rispetto. Verifico fonti oneste, neutrali, veritiere
- Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Valorizzo le pluralità di opinioni ed esperienze. Accolgo pensieri diversi come una ricchezza. Se dissento favorisco ogni pensiero come ricchezza per un confronto aperto, civile e costruttivo
- Gli insulti non sono argomenti
Insultare è un modo violento e primitivo. E’ doppiamente sfavorevole se indirizzato a chi è discriminato e sperimenta povertà, disagio, paura, emarginazione
- Si è ciò che si comunica
Scelgo il silenzio per ascoltare e ragionare meglio, per spegnere polemiche distruttive. Quando non ci sono parole adeguate, ogni gesto di empatia vale più di ogni discorso
Fonte: Corriere della Sera, 9/5/20 – Paroleostili.it/inclusione