Il bagolaro
Nella notte di sabato 24 novembre (2019) è caduto un albero “secolare” nel cortile dell’ex Nando in via Brandizzo a Volpiano.
Anche gli alberi “secolari” anche se il loro tronco è sano, come si vede nella foto, cadono.
Il vero problema sono le radici non profonde; cosi come quelle dei tigli di Piazza XXV Aprile che, secondo qualcuno, dovevano rimanere , per poi cadere tra un anno o due. Le loro radici erano superficiali ed il tronco meno sano di quella caduta nell’ex-Nando. ( secolari piante di 70 80 anni, ma per favore)
Queste sono alcune considerazioni su tante parole vuote che sono state pronunciate in questi mesi, le piante, purtroppo, non sono eterne. E’ vero che qualcuno, anche a ragion veduta, pensava che le piante facessero parte del vissuto di quei luoghi, ma nonostante questo possono /debbono, per motivi di sicurezza essere sostituite.
Ma il motivo di questa nota è un altro; la pianta caduta è un bagolaro in piemontese tenes-cie.
Circa due anni fa il compianto Romeo Beretta mi aveva gratificato di un libretto sulla storia dei FOET (fruste) del suo paese natio Nole Canavese in cui si parlava della fabbrica dei foet ; le fruste venivano esportate in tutto il mondo Stati Uniti compresi.
Breve nota tratta dalla storia di Nole
“Già nel corso del XIX secolo e fino a metà del XX, Nole fu conosciuta anche per una importante e fiorente attività artigianale: la fabbricazione dei “foet” (fruste) con il legno del bagolaro un albero molto diffuso in zona e particolarmente adatto a quest’uso. Tra l’altro la maschera del carnevale Nolese è il “Foatè” (frustaio). Il primo artigiano del luogo di cui si ha notizia certa, divenuto poi imprenditore, del settore, fu Vincenzo Fiorito, nell’ anno 1859 . La sua industria fu attiva sino al 1939 (occupando in alcuni periodi anche settanta dipendenti) Numerosi nolesi erano di professione “frustaio”.
Poco tempo fa il comune di Nole ha costruito un monumento in ricordo dei Fuet, collocandolo su una rotonda del paese.
La pianta caduta era, appunto, un bagolaro ,in piemontese tenes-cie, la pianta da cui si ricavavano le fruste.
Sia a Nole che Ciriè c’è via Tanescie , la via percorre un luogo dove in passato erano piantate le Tenescie
Anche a Volpiano c’era una zona dove erano piantate delle tenes-cie.
Sul catasto Napoleonico e sul catasto Rabbini c’era una zona chiamata tanes-cie.
La zona è quella di via S.Giovanni – vicolo S.Francesco ,dove una volta c’era il Cottolengo dove appunto c’erano le tanes-cie.
Quella zona, dove sono nato, veniva però chiamata “tenage” una evidente deformazione del termine tanes-cie.
Non deve meravigliare questa storpiatura nel tempo dei toponimi. Un esempio a Volpiano verso la fine dell’ottocento venne costruito un fontanile il “gavo Cesali” e cosi si chiama ancora nei documenti quella zona; ma noi tutti la chiamiamo il gav dei ses ann”.
Grazie a quel libretto che mi aveva prestato Romeo Beretta siamo riusciti ad individuare una zona di Volpiano con il suo nome originario TANES-CIE il nome piemontese della pianta bagolaro.
Seppur tardivamente abbiamo potuto capire che il toponimo, quello scritto sulle carte all’inizio dell’ottocento, è durato sino ad oggi seppur storpiato e quindi non rispondente alla dizione iniziale.